domenica 24 gennaio 2010

Psychoanalisi - Parte 2



- Penso sia di primaria importanza ripartire da dove abbiamo lasciato la volta scorsa, signor Di Tonno, sempre se pensa di riuscire a controllarsi, stavolta.
- Assolutamente.
- Benissimo. Prego allora, mi dica.
- Dire cosa?
- Beh, lo sa... Mi dovrebbe rispondere a quella domanda che le feci l'altra volta.
- Temo di non rimembrare.
- Potrei ripeterle la domanda, ma non vorrei che si adirasse nuovamente.
- Oh, non si crucci, sono più che controllato.
- Splendido. Dunque, ciò che le chiesi la volta scorsa era se avesse mai provato pulsioni o avuto rapporti con persone di sesso maschile.
- Ah... Ah-ah... Bene, ehm, diciamo che, occasionalmente, mi sono accorto con benedetto tempismo dell'inganno in cui cadevo, frutto della combinazione tra l'alterazione dei miei sensi e il travestimento degli individui che approcciavo.
- Si trattava quindi di viados?
- Precisamente.

...

- Adesso, signor Di Tonno, vorrei che facessimo un pò di brain storming. Io le dirò una parola e lei, senza pensare, mi dirà tutte le parole che le saltano in mente con la maggiore rapidità possibile. Chiaro?
- Chiarissimo.
- Molto bene. Allora cominciamo con la prima parola, che è: mano.
-Mano, perfetto. Ehmmm, guanto, anello, gesto, indicazione, saluto, gestualità... Eppoichealtro... Ehm, nocche, forza, virtù, accordo, giudizio universale, SINEDDOCHE...
- Signor Di Tonno, ho la folle impressione che lei stia cercando di impressionarmi. Deve dire solo quello che istintivamente sta pensando, senza sentirsi in imbarazzo.
- Ha detto bene, è un'impressione assolutamente folle.
- La prego, questo semplice esercizio può darci indicazioni molto utili per portarla sulla via della guarigione. Cerchi di essere più spontaneo possibile.
-... Ci proverò.
- Bene. Allora andiamo subito con la seconda parola. Seconda parola che è: rosso.
- Sangue, schizzo, sesso, passera, pomata, Roma, veste, auto, cielo, culo, guerra, fuoco, foresta, cinesi, comunisti, bandiera, risiko, goccia, freccia, occhio... Ebbasta.
- Interessante. Molto, molto interessante. Posso chiederle cosa ha pensato quando mi ha detto "pomata"?
- Pensavo al rossore, e che la pomata può essere un buon rimedio.
- Capisco.

...

- Adesso faremo qualcosa di simile. Le mostrerò un'immagine contorta, e lei mi dirà cosa vede.
- Proviamo.
- Allora, possiamo cominciare... Ecco la prima immagine.
- Sì, bene, vedo un tizio, incravattato, con una testa da pesce,che brandisce una specie di bamboletta voodoo, e arringa una folla immensa, e dalla folla si fa largo un individuo misterioso, che arriva in pompa magna, capelli al vento, grande carisma, con atteggiamento di sfida verso il tizio-pesce, un artista, sembrerebbe, di sicuro uno cazzuto.
- Molto fantasioso. E anche interessante. Passiamo ora alla seconda immagine.
- Passiamo, passiamo.
- Eccola qui. Allora, cosa vede?
- Topolino.
- Topolino?
- Sì, se socchiude un pò gli occhi e fissa la parte alta, può chiaramente vedere le orecchie.


Pubblicato da Er Mijone

sabato 16 gennaio 2010

L'eredità di Craxi

A dieci anni dalla scomparsa, Craxi lascia una pesante, pesantissima eredità che il dibattito politico italiano ancora stenta ad assorbire. Ciò che ne viene fuori è l'ennesimo scontro politico: all'ombra delle palme di Hammamet, una linea tracciata sulla sabbia separa quelle due fazioni che, da Mani Pulite, portano avanti come bandiere i due diversi ritratti lasciati alla storia da Craxi. Da una parte, i fautori di una riabilitazione del personaggio, chi lo ricorda come uno dei più grandi statisti del dopoguerra; dall'altra, c'è chi, invece, lo indica come il più grande farabutto della storia della Repubblica.


giovedì 7 gennaio 2010

Psychoanalisi



- Bentrovato, signor Di Tonno. Allora, come le sembra la nostra cucina?
- Deliziosa, non fosse per la camicia di forza penserei di essere all'Hilton Palace. Immagino che l'assenza di stercorari nella zuppa faccia di questa la miglior clinica psichiatrica del paese.
- Sono lieto di vedere che ha ritrovato la parola. Posso chiederle come si sente oggi?
- Un tantino rigonfio di gas, come potrà constatare a breve.
- Intendevo dire emotivamente. Come definirebbe il suo stato d'animo in questo momento?
- Lo definirei "stupefatto."
- "Stupefatto?"
- Sì, stupefatto. Da tempo i miei stati emozionali si sono ridotti a quattro: stupefatto, ubriaco, stupefatto/ubriaco e svenuto. Al momento quelle pasticchette che mi date mi rendono piuttosto visionario.
- E che tipo di visioni le procurano i nostri farmaci?
- L'ultima l'ho avuta stamattina. Ma non è inedita, l'avevo già avuta in passato.
- Posso chiederle in che circostanze?
- Beh, ero disteso sul letto, mentre perdevo fluidi da ogni orifizio...
- Intendevo dire la prima volta che ha avuto la visione, non stamattina.
- ... Appunto.
- Mi scusi. Continui pure.
- Dunque, è stato un mese prima che accadesse quella... spiacevolezza. Ci stavamo esibendo: Nate sbudellava l'amplificatore con un riff insistito, Eddie stava aprendo crepe nei muri e nei timpani dei presenti, mentre io mi issavo sulla mia stessa vanità alla vista di cinque, forse sei milioni di persone accorse a strappare il biglietto per il nirvana.
Dopo lo show, ho fatto tapp... c'è qualcosa che non va?
- Mi perdoni, ma se la memoria non mi inganna il suo complesso musicale non si è mai esibito davanti ad un pubblico di più di diecimila spettatori.
- Beh, al tempo il mio raggio visivo non superava i quindici/sedici metri, per cui potrei aver supposto la presenza di un pubblico un filo maggiore di quello che la locanda di "Tony lo zozzo" possa contenere. Comunque, la sostanza del racconto non cambia.
Come dicevo, dopo lo show ho fatto tappa su tutti i cliché di una notte in compagnia di un barile di whiskey irlandese e qualche grammo di finissima canapa indiana.
Giunto al culmine dell'evoluzione ho avuto l'impressione di destarmi in un lungo corridoio, quasi una galleria cittadina, di quelle in cui si allestiscono i mercati al chiuso, ma questa era immensa, divisa in una miriade di stanzette dal soffitto altissimo.
Non c'erano porte, solo vetrate, così che si poteva vedere all'interno.
Le persone che passavano ne sceglievano una ed inserivano delle monete in una fessura, in base alla cifra indicata dal display subito fuori la rispettiva celletta. Notai che all'uscita la cifra diminuiva leggermente.
Così, decisi di raccogliere me stesso da terra ed il coraggio dagli abissi della mia autostima, e mi appropinquai verso la galleria creata dal mio inconscio.
- E cosa vide?
- Dentro ogni celletta, da un oblò sul muro opposto all'entrata, sbucavano in atteggiamento ovino e completamente prive di qualsivoglia indumento le metà inferiori di damigelle di ogni dimensione e fattezza e colore. Qualcosa nel sogno mi suggeriva che mi trovavo in un futuro in cui il genere femminile era stato così soggiogato, con l'eccezione di uno sparuto gruppo di ribelli amazzoni in tutine di latex che improvvisava la guerriglia urbana.
- E questo sogno lo ha ripetuto stamane, in maniera identica?
- Quasi. C'era un pò meno assortimento stamattina nella galleria.
- Capisco. Molto interessante. Davvero molto interessante. Lei che tipo di spiegazione da ad un incubo simile?
- Incubo?
- Eh, ammetterà che un futuro in cui il genere femminile è relegato a mero strumento di piacere a buon mercato non è certo il migliore possibile, no?

...

- Io e lei siamo due persone molto diverse, dottore.


Pubblicato da Er Mijone

Foto: Anton Corbijn

martedì 5 gennaio 2010

Lettera di una studentessa ammalata di AIDS


Io 21 anni, bocconiana, sieropositiva. Non chiudete gli occhi sull'AIDS.


Pubblicata il 5 gennaio 2010 sul Corriere della Sera (visto il divieto di riproduzione del testo, ne posto solo il link).
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