giovedì 1 aprile 2010

Non si trattava di anti-politica



Quello che iniziò con il V-Day l'8 settembre 2007 fu considerato dai più come il trionfo dell'anti-politica. Grillo aveva raccolto intorno a sé i disillusi - perlopiù giovani - che non si riconoscevano più in quegli schieramenti, ridotti a spazi claustrofobici.
I dirigenti dei partiti fecero a gara nell'additare, con toni più o meno forti, quel movimento come anti-politico. Avevano sottovalutato la forza che si stava concentrando in quelle piazze, e bollarono Grillo come guastafeste, il comico che ha superato il limite, un rompicoglioni. Ne tre anni succedutisi al primo V-Day, quello che fu uno sfogo gratuito verso la politica e i politici nazionali, divenne presto una fucina di idee, progetti: c'erano - e ci sono - per la maggior parte giovani, che da Grillo hanno portato un modo diverso di fare politica. A differenza dei dirigenti di partito odierni, loro non si sono formati nelle sezioni dei partiti della Prima Repubblica; non sono stati contaminati da schemi culturali tradizionali. Figli della caduta del muro e della morte delle ideologie, sono cresciuti nell'Italia berlusconiana, davanti a computer e social network, e questa è la vera differenza. Internet è l'arma del MoVimento 5 Stelle: Grillo è l'unico che è riuscito a comprendere la chiave di volta del web: la partecipazione. I partiti nazionali, oggi, utilizzano la rete come uno specchio, come lo erano la tv nei '90 e i comizi ancor prima. Gli internauti non hanno normalmente delle possibilità di partecipazione alla costruzione della linea politica del partito, ma sono limitati ad osservare, assistere allo sviluppo di un progetto per il quale possono contribuire attraverso un unico modo: l'approvazione, il voto. Esempi concreti di questo modello sono Youdem, i portali e le pagine Facebook dei partiti, che non concedono spazi di discussione reali, ma solo uno sguardo approssimativo sullo schema generale.
La novità del Movimento 5 Stelle è la partecipazione al progetto attraverso tavole di discussione paritarie e senza confini. I territori hanno esigenze diverse e i cittadini possono esporre problematiche in tempo reale e cercare una soluzione comune in tempo reale. Potremmo definirla "politica 2.0" e dietro questa definizione c'è molto più di accostamento tra due mondi: il web offre la possibilità di raggiungere chiunque, in qualsiasi luogo. Non sono necessari enormi finanziamenti, campagne serrate alla ricerca del compromesso sul programma per ottenere un'altra fetta di voto.
I punti portati avanti dalle liste di Grillo sono universali, nel senso che non possono essere connotate come battaglie riconducibili ad un asse di contrapposizione destra-sinistra, ma sono strettamente riconducibili ad una politica di modernizzazione del paese.

Ovviamente ciò non è sufficiente alla creazione di un partito con vocazione di maggioranza, ed infatti liste di questa natura, per esperienza internazionale, non vogliono esserlo. I movimenti dal basso, nel momento in cui entrano nelle stanze del potere e dell'amministrazione, puntano a raccogliere una fetta di elettorato che si riconosce in battaglie mirate: l'esempio principale è quello del Piratpartiet svedese, che si concentra sulla modifica delle leggi internazionali sul copyright e a fondare una nuova filosofia della condivisione dei contenuti sulla rete. Rappresentanti del Piratpartiet oggi siedono al Parlamento europeo. Il declino dei partiti tradizionali non si riscontra attraverso questi segnali, ma è ormai chiaro che non possono più voltare le spalle a una nuova classe di elettori "diversamente" informati, che ora pesano concretamente sullo scacchiere del potere politico.


Foto: Mario Bucchich

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