sabato 28 agosto 2010

Dietro la "Tessera del tifoso"


L’introduzione della Tessera del tifoso ha suscitato, quest’estate, una così grande valanga di polemiche, tanto da meritarsi un posto accanto al duello Pdl-finiani tra i tormentoni della cronaca nostrana. Da quest’anno il Ministero dell’Interno ha varato l’obbligatorietà della tessera all’interno degli stadi, per tutti i tifosi in trasferta, e per gli abbonati. Abbiamo visto proteste, sfociate quasi in guerriglie, da parte degli ultras, contro la decisione del Ministro Maroni. Da una parte c’è chi è a favore, perché chiede che venga posto un freno all’escalation di violenza all’interno degli stadi, che nella scorsa stagione ha registrato momenti sconcertanti; all’altra chi è contrario, perché giudica l’introduzione della tessera una soluzione inefficace, se non addirittura completamente inutile.

Innanzitutto, bisogna capire di cosa si tratta:

1. La tessera ha le dimensioni di una carta di credito, con tanto di chip, che le società rilasciano ai tifosi, e sulla quale appare anche la foto dei richiedenti.
2. E’ obbligatoria per accedere al settore dei tifosi ospiti.
3. Snellisce le procedure di accesso allo stadio e fidelizza il tifoso alla società.
4. Viene introdotta in tutti i campionati nazionali, dalla Serie A alla Lega Pro (brutto nome che ha cancellato il caro vecchio Serie C).

Obbiettivo dichiarato della tessera è istituire la categoria dello spettatore ufficiale.


A questo punto sono necessarie alcune precisazioni. La tessera non ha semplicente le fattezze di una carta di credito: essa è una carta di credito. Il rinnovo annuale ha un costo, deciso dalle società, proprio come le carte di credito. E’ associata ad un istituto di credito, che ne incassa le commissioni (i soldi non vanno per intero alla società, quindi). Per quanto riguarda la fidelizzazione, si vuole intendere con questo nome un rapporto più stretto tra società e tifoso, ma questo rapporto è, in realtà, meramente commerciale. I tifosi ottengono delle agevolazioni di merchandising, cioé acquisti di gadget e soluzioni varie. Essendo, come abbiamo detto, una carta di credito, la tessera del tifoso sarà sicuramente in grado di fare transazioni di denaro. Il passo è breve, allora: perché non pagare i prodotti della società direttamente attraverso la tessera? Forse esagero a pensare che la tessera abbia secondi fini - o nascosti fini - puramente commerciali, però il sospetto non riesco a togliermelo. Ma andiamo avanti.
La tessera è necessaria per seguire la propria squadra in trasferta, e per accedere al Settore Ospiti. Si apre qui un grosso problema: in Italia non esiste un tifo “geolocalizzato,” non ci troviamo negli Stati Uniti o in Gran Bretagna. A Liverpool si tifa il Liverpool (o al massimo l’Everton), a Boston si tifano i Celtics, A Los Angeles i Lakers. Qui da noi non c’è un forte radicamento con il territorio, per quanto riguarda il tifo, tanto che a Palermo e Venezia molti simpatizzano la Juve, in Abruzzo il Napoli. Se, ad esempio, un tifoso della Lazio, ma residente a Brescia, compra un biglietto per il match all’Olimpico, ma non nel Settore Ospiti, bensì tra i tifosi della Lazio, verrà considerato un “infiltrato?” Si chiede allora, per evitare equivoci, di comprare la tessera del tifoso. E’ giusto questo? Perché il tifoso dovrebbe aggiungere altri soldi al prezzo (già alto) del biglietto, oltre ad ulteriore tempo da spendere in esigenze burocratiche per ottenere la tessera? E’ un suo diritto entrare allo stadio con i documenti strettamente necessari, anche se di Brescia. Fino a prova contraria i comuni italiani non sono città-stato dove per accedere servono documenti per l’espatrio. Allo stesso modo, però, possono accedere allo stadio anche dei veri infiltrati, come del resto è già successo lo scorso anno a Roma, durante il match tra Roma e Geno. Chiaramente si può immaginare la minaccia reale di uno scontro ravvicinato tra tifoserie, e ciò che ne può comportare.

Visto il calo vistoso dei rinnovi degli abbonamenti, con punte del -79% a Napoli, sembra che la Tessera del tifoso, più che infondere sicurezza allontanando soggetti violenti, abbia solo infuso ancor più malcontento tra i tifosi. Da qui nasce un nuovo problema. Molti gruppi organizzati di tifosi si sono sciolti, in segno di protesta verso la tessera, e molti altri hanno indetto l’astensione del tifo. La scomparsa di gruppi organizzati - che non è necessariamente un male - produrrà probabilmente un fenomeno sconosciuto, che non siamo ancora in grado di valutare: se questi gruppi violenti, ma comunque stranoti, non andranno più allo stadio, chi prenderà il loro posto? Le curve si riempiranno di soggetti sconosciuti, cani sciolti senza storia di cui non abbiamo alcuna informazione, e di conseguenza non sappiamo come si muovono. Specialmente, nelle trasferte, non sapremo più né da dove i tifosi provengono, né chi sono, in quanto si recherebbero autonomamente verso i luoghi delle partite.
In verità, chi vive la vita delle curve, conosce benissimo chi sono i leader e i personaggi più facinorosi, quelli, per intendersi, che vediamo a volto coperto sulle tv mentre fanno la guerra fuori gli stadi. Si conoscono, volti, nomi, cognomi, e la polizia probabilmente anche gli indirizzi. Non è la tessera del tifoso che risolverà il problema del tifo violento; non saranno attacchi generalizzati - come questo - verso il mondo del tifo. I personaggi si conoscono perfettamente, bisogna porsi la domanda del perché non vengano presi e processati. La spiegazione è semplice: il tifo serve. Serve alle società e all’economia che gira intorno al calcio, come del resto serve alla politica.
Nel primo caso, i violenti contribuiscono ad allontanare i tifosi occasionali (quelli che a vedere le partite ci vanno ogni tanto) dagli stadi, spingendoli quindi a comprare abbonamenti in pay-per-view, con la loro enorme offerta di intrattenimento, non solo calcistica. Ancora una volta, parliamo di business. In politica, i tifosi hanno tutto un altro ruolo. I politici (notoriamente di frange estreme) si servono degli ultras nelle campagne elettorali, per spingere e ampliare il loro raggio di  propaganda. Che le curve siano politicizzate è noto, come è noto che i gruppi hanno dei referenti politici dentro e fuori lo stadio. I gruppi ultras hanno ottime capacità organizzative, con possibilità di sviluppo capillare sul territorio. Dall’attacchinaggio di manifesti, al volantinaggio, all’organizzazione di eventi, hanno un numero sufficiente di elementi per gestire tutte le esigenze dettate dalla politica.
E’ una sorta di simbiosi nascosta quella tra politica e tifo organizzato, nella quale ognuno dei due si alimenta dentro l’altro e con l’altro. Sarà un caso che c’è un numero esiguo di tifosi violenti agli arresti, mentre molti altri circolano a piede libero? Mi viene da pensare, che se alcuni di loro stanno al fresco, è semplicemente per dimostrare all’opinione pubblica che le istituzioni qualcosa fanno.

Del resto non è un caso che sia stato proprio Maroni - che prima di essere Ministro è dirigente leghista - ad aver spinto fortemente sull’introduzione della Tessera del tifoso, nonostante le decine di critiche piovute sulla sua decisione (in primis Platini, presidente dell’UEFA). E’ strano che proprio la Lega abbia avuto un ruolo fondamentale nella decisione di Sky di spostare la propria sede centrale da Roma a Milano. Con il federalismo fiscale, infatti, le imposte tributarie rimangono nelle casse della regione, e alla Lombardia fa comodo che un polo mediatico così grande sia nei suoi registri. All’annuncio della Tessera del tifoso è seguito un aumento considerevole di abbonamenti pay-per-view. Che sia una moneta di scambio? Il complottismo è, purtroppo, una spirale infinita, nella quale anche il più piccolo gesto, quello più insignificante, sembra essere un tassello di un mosaico, un tratto parte di un disegno più grande. E’ un rompicapo che sarebbe meglio non affrontare, ma allo stesso tempo è utile, se non altro a tenere gli occhi aperti.

Indipendentemente da sospetti e presagi, la tessera del tifoso sta avendo il solo effetto di disaffezionare ancor di più la gente dall’andare allo stadio - fenomeno già in atto e che non aveva certo bisogno di ulteriori spinte - e non ha sostanzialmente risolto alcun problema tra quelli che si proponeva di eliminare, o quanto meno limitare. I dati dovranno essere valutati alla fine della stagione per produrre un bilancio esaustivo, ma, a mio avviso, ci troviamo di fronte all’ennesimo tentativo di lucrare sugli interessi delle persone.


3 commenti:

  1. in prospettiva futura però potrebbe contribuire a riportare allo stadio molta gente che se ne teneva alla larga per via dei facinorosi,in questo caso la tua teoria di complotto lega-sky non regge.

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  2. Potrebbe darsi, ma, come ho detto, non sappiamo chi sostituirà gli ultras disertori: potremmo trovare soggetti ancor più pericolosi, o gente più tranquilla o addirittura nessuno.

    Per stilare un bilancio definitivo dovremmo attendere la fine della stagione, ma non credo che la tessera del tifoso riuscirà a riportare la gente allo stadio. Per invertire questa tendenza bisognerebbe puntare sul rinnovamento degli impianti e dei servizi annessi, poiché le persone sono scontente di pagare cifre salate per entrare dentro delle catapecchie. In alcuni stadi di Serie A ci sono dei settori dove non si riesce neanche a vedere la partita a causa di barriere, colonne o chissà cos'altro.
    Inoltre le partite a rischio sono un numero esiguo. Lo stadio ha perso di attrattiva; lo Stamford Bridge sarà sempre pieno anche in partite con lo Wigan, l'Olimpico in Roma-Cesena invece sarà sempre deserto come ieri. Parliamo del Cesena, non del Napoli.

    Dovremmo iniziare a chiederci perché.

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